UNA SPIAGGETTA OFF LIMITS


Proprio a ridosso di Ancona si trova il monte Conero, che si erge solitario in riva al mare e ai cui piedi si trovano non poche spiaggette tagliate fuori dal turismo di massa. Una di queste è meta di nudisti. Dove insomma si sta abbastanza tranquilli anche in piena estate. Non c’è mai troppa folla e un minimo di libertà personale è assicurato anche a ferragosto.

E’ da queste parti che il sottoscritto Luigi, di trentasei anni e la di lui legittima consorte, Luana (bocca da pompini, culone sempre sculettante come un invito perenne a infilarvi un cazzo duro, fica pelosissima, con il pelame che si vede bene da sotto la minigonna anche quando la mia troia cammina, labbroni da pompini, così larghi e voluminosi che spesso, quando cammina per la strada, tanti maschi tirano fuori il cazzo già duro: ecco, questa è mia moglie…) di anni ventiquattro, si recano perciò ogni anno per tre settimane di riposo assoluto: nuoto, relax e qualche puntatine nei locali notturni della zona dopo il tramonto.

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Ed è proprio in una discoteca dell’entroterra che una notte conosciamo un gruppetto di tre ragazzi appena ventenni. Beviamo con loro. Sono simpatici e divertenti e ballano benissimo. Luana apprezza questa abilità. Le piace ballare. E poi, sapendo che io non sono affatto geloso, si diverte a stuzzicare i ragazzi, che prendono la palla al balzo.

La fanno bere, la fanno ballare, la fanno ridere… Insomma, la mandano così su di giri che, sulla via del ritorno, lei non aspetta neppure di essere arrivata in albergo e mi prende il cazzo in bocca mentre guido. Un pompino esaltante, che mi costringe a fermare la macchina e a chiavarla di brutto sul ciglio della statale. Il giorno successivo, dopo avere riflettuto, decido di tornare in quella discoteca e, d’accordo con Luana che si esalta all’idea, invitiamo i tre ragazzi, Mario, Carlo e Rodrigo, a raggiungerci l’indomani in spiaggia, dove ci faremo una scorpacciata di pesce fresco, cucinato a dovere, senza troppi cerimoniali ma con tanto gusto…

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La scena è questa. Un tavolinetto da camping, con relative sedie pieghevoli, un paio di materassini, asciugamani in quantità sulla sabbia, tre ombrelloni compiacenti e, poco lontano, un rudimentale capanno che solitamente io, Luana e gli altri rari e occasionali frequentatori di questo luogo solitario, usiamo alternativamente come spogliatoio.

Fatta eccezione per alcune ragazze che stanno nuotando in topless a cento metri da noi, e che sono troppo lontane perché io possa ammirarne la splendida bellezza (che perciò mi limito a immaginare come assai conturbante), ci siamo soltanto noi cinque. In slip i ragazzi sono davvero notevoli e mi rendo perfettamente conto che Luana non è affatto insensibile a quello spettacolo.

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Si parla del più e del meno, si nuota e si gioca nell’acqua. Luana indossa un costume castigato a un pezzo solo, che la modella ancor più che se fosse nuda. Sbaglio o i ragazzi hanno già i cazzi in tiro? Anche il mio non scherza affatto. Ci abboffiamo con il pesce e piano piano l’atmosfera cambia. I discorsi diventano sempre più ambigui e mirati, le barzellette sempre più scollacciate, Luana sempre più circondata dalle attenzioni dei tre. Lei mi guarda e mi interroga con un lungo sguardo d’intesa.

Io annuisco. La cosa eccita anche me. Beh, l’idea di partenza era quella di eccitare i fanciulli, lasciandoli poi a bocca asciutta, al solo scopo di ricavarne un’eccitazione straordinaria per noi. Le cose invece, come sarà chiaro tra poco, andranno in modo assai diverso…

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La prima mossa la fa Luana, facendo scivolare il costume e sdraiandosi su un materassino completamente nuda. Un languido invito a farsi massaggiare la schiena e tutto il corpo con crema antisolare viene prontamente raccolto e così, quando, alcuni minuti più tardi, con un gridolino, ci informa di essersi punta con un sasso acuminato e si alza di scatto per raggiungere il capanno, fra i quattro maschietti che la seguono con sguardo sognante si instaura un clima pesante. I tre ragazzi la desiderano con violenza.

Lo capisco, ma sanno che si tratta di mia moglie. Forse hanno anche capito che la nostra intenzione era quella di “usarli” e la cosa starebbe loro anche bene, a patto di poterla almeno toccare, questa gran gnocca di mia moglie. Io comincio a provocarli con allusioni sempre più pesanti sul conto di mia moglie, sulla sua fica cespugliosa, sulle chiappe invitanti, sui capezzoli che si ergono vogliosi come bottoni.

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Uno dei tre non ce la fa più e comincia  a masturbarsi, dopo avere infilato una mano dentro il costume. E’ il momento in cui mi rendo conto che essermi eccitato non mi basta più. Voglio osare. Ed ecco che cosa accade. Mi alzo di scatto e i tre mi seguono arrapati. Arriviamo sulla porta del capanno. Luana è dentro, stesa sul pavimento, a cosce larghe, e sta mugolando mentre si sgrilletta come una forsennata la fica, il cui afrore è intensissimo e giunge distintamente alle narici dei quattro maschi che ora sono in piedi, tutto intorno a lei, gli slip abbassati e i cazzi svettanti…

“Luigi… chiavami… chiavami…ho voglia di cazzo duro e di sbroda nella pancia… non ce la faccio più…” “Amore, sono qui accanto a te. Prendimi il cazzo in mano…” Luana ha gli occhi chiusi mentre si torce per terra e finge di non aver capito che non sono solo. “Dammelo… dammelo tutto…prima in fica e poi in culo…” “Avrai di più, maiala! Ci sono altri tre cazzoni, grossi e duri, che impazziscono dalla voglia di pisciarti sborra in fica e in culo!” Non ho ancora finito di parlare, che già i tre ragazzi sono addosso a mia moglie. Uno le sta leccando la fica, un altro le ha infilato l’uccello in bocca e il terzo, dopo averle sollevato le chiappe, sta cercando con la lingua il buco del culo della troia.

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Quanto a me, rendendomi conto si essere sul punto di cedere a una voluttà estrema, un attimo prima di abbandonarmi a un’estasi che, ne sono certo, cancellerebbe d’incanto ogni residuo di razionalità, realizzo che il capanno non dispone di una porta e che pertanto la nostra ammucchiata potrebbe facilmente essere scoperta da chiunque. Faccio allora un passo indietro e mi fermo sulla soglia della modesta costruzione. Uno sguardo panoramico tutto intorno, giusto per capire se vi è pericolo o no. Le ragazze di prima non ci sono più. Nessun altro è in vista. Bene. Posso finalmente mettere da parte ogni residuo di timore e lanciarmi in quell’avventura forsennata. Rodrigo adesso sta chiavando Luana alla pecorina, mentre Carlo la stantuffa in bocca e Mario le succhia le tette. Non mi resta che stendermi con il viso fra le cosce aperte di Luana e succhiarle il grilletto e la fica proprio mentre il poderoso cazzo del ragazzo entra ed esce ripetutamente da quell’antro odoroso. Con la lingua riesco a tratti anche a lambire la cappella ormai prossima alla sborrata, per ritrovare su quella superficie l’odore dell’interno del corpo di Luana. E’ Luana a venire per prima. Le bevo la sbroda che cola dalla sua fica, con avidità, mentre il maschio, urlando, le sborra finalmente nella pancia, subito sostituito da Mario, che tenta la via del buco del culo della porca. Mi alzo e la bacio in bocca, proprio mentre lei si alterna in ciucciate allucinanti sulle cappelle degli altri due. La mia Luana adesso urla, vuole che la insultiamo, che l’apostrofiamo come una vacca, una troia, una schifosa. L’invito è subito raccolto da tutti noi e la sentiamo vibrare, mentre il cazzo le entra in culo. Si va avanti così per parecchio tempo. I cazzi entrano ed escono a ripetizione dal corpo di mia moglie, che continua a godere come una fontana e non sembra mai soddisfatta. Lei volteggia sulla cappella di Carlo, alla ricerca delle ultime goccioline di sborra. Finalmente, ci abbandoniamo a un meritato riposo, tutti e cinque riversi per terra, sfiniti e sfiancati. Luana ha gli occhi chiusi e sembra riposare. Io sono felice, come mai in precedenza, ma mi rendo conto che uno dei ragazzi, invece, sembra inquieto e di tanto in tanto lancia occhiate verso l’ingresso del capanno. Allora, mi faccio attento a mia volta. Che ci sia qualcuno nei paraggi? Ora sono di nuovo parzialmente lucido e vagamente impaurito. Sto per alzarmi, ma la situazione precipita. Tre sagome si stagliano nel vano di accesso al capanno. Sono tre donne, e fingono di essere scandalizzate. Lanciano urletti di disapprovazione che, in realtà, sono di eccitato consenso, facendo così sobbalzare tre paia di mammelle arrapantissime, strette come sono dentro costumi da bagno assai esigui. Mi sembra di riconoscerle. Ma certo. Sono le tre ragazze che giocavano nell’acqua, poco fa… I loro discorsi sono incredibilmente eccitanti, ora. “Schifosi, ecco come fanno i maiali!” “Una puttana sola, con tanti cazzi tutti per lei .Si è fatta pompare proprio per bene, questa troia!” “Scommetto che ha preso l’uccello anche nel buco del culo!” “E magari mentre sbocchinava due cappelle in contemporanea…” Prima che io riesca a rendermi conto di che cosa sta veramente succedendo, una delle furie si è chinata addosso a Luana e l’ha innaffiata con una pisciata selvaggia. Luana fa per alzarsi di scatto ma non ci riesce, dal momento che il groviglio di corpi su di lei è allucinante. Stiamo lottando con le tre ragazze che, nel combattimento, hanno finito per perdere i costumi e sono ora completamente nude ed eccitatissime. Quando comincio a sgrillettare la fica di una, mi rendo conto che sono anch’esse ben vogliose di cazzo. Che significa? La risata di Rodrigo mi coglie alla sprovvista. “Ti presento Serena, Andrea e Silvia, le nostre fidanzate. La stessa idea che hai avuto tu con tua moglie l’abbiamo avuta noi…” Sono le ultime parole. Subito dopo precipitiamo in un carnaio spaventosamente dolce… Luigi D. (Trento)

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